"Verso i vent’anni, facevo il falegname, andai a Siena per studiare gli intagli delle cattedrali. Sora Rita, una donna da cui ero ospite, mi disse: - Perché non si scrive alle Belle Arti? - Allora ignoravo che con la creta si facessero le statue, andai all’Accademia e mi iscrissi in plastica ornamentale e disegno. La plastica mi appassionò, decisi di fare lo scultore".
"Quando scolpisco, il mio soggetto è il popolo".
Aniellantonio Mascolo (1903 - 1979) è forse l’artista ischitano che più ha subito lo snobismo del variegato mondo del collezionismo d’arte continentale, con il risultato di un grave misconoscimento della sua attualità artistica, non solo in terraferma, ma anche nella amata Ischia, dove ha sempre vissuto e operato.
Favoloso!
Eppure, già il fatto di opporsi a un anacronistico vedutismo "turistico" comune a tanta scuola napoletana, fa di Mascolo un artista di grande interesse, tanto che il critico e giornalista Paolo Ricci (1908 - 1986) ebbe addirittura a paragonarlo al grande pittore, incisore, illustratore e scultore francese Henri Matisse. E infatti, sia la predilezione per forme semplificate e appiattite, che non perdono però in realismo, sia la lontananza dai clamori della vita mondana, a vantaggio della quiete dell’ambiente familiare, rendono il paragone quanto mai appropriato.
Soltanto, in Mascolo la tecnica differisce con la predilezione per la xilografia e la lineoleografia e, soprattutto, c’è la rinuncia al colore, non alla luce, che si staglia sempre da uno sfondo nero, funzionale al conferimento della giusta dimensione mitica dei personaggi e delle scene che racconta. Che poi, come in
Mazzella, sono improntate ad uno schietto realismo contadino e marinaro, con rappresentazioni della vendemmia, della raccolta della frutta, del rammendo delle reti.
Va però detto che l’estraneità ai circoli del grande collezionismo, non significa che le opere del Mascolo non abbiano superato i confini angusti dell’isola. Al contrario, egli partecipò a due diverse edizioni della Biennale di Venezia, nel 1948 e nel 1952, alle Quadriennali di Roma, oltre a numerose rassegne di rilievo internazionale, senza però mai abdicare al calore e all’affetto dell’amato borgo di Ischia Ponte.
Quest'atteggiamento, che taluni hanno definito ascetico, lo accomuna proprio al grande Mario Mazzella, a cui Mascolo fu legato da profonda e sincera amicizia, suggerendo forse anche la soluzione dell’equivoco di chi confonde un’attitudine di vita e artistica che parte dalla realtà locale, con il bieco provincialismo di chi non sa, o non vuole, aprirsi al mondo. Del resto, che un borgo come Ischia Ponte possa, per fascino e bellezza, offrire tutti gli spunti di cui un artista ha bisogno, è ancora oggi vero, ed è un motivo in più per visitare a fondo la bella isola d’Ischia.