W. H. Auden nella sua famosissima poesia di commiato dal Sud e da Forio, "Good bye to the Mezzogiorno", scrive a proposito degli abitanti di Forio:
[...] "tuttavia (se
Leggo bene le loro facce dopo dieci anni)
Sono senza speranza. I Greci solevano chiamare il sole
Colui-che-colpisce-di-lontano, e da qui, dove
Le ombre hanno orli a taglio di lama, e l'oceano d'ogni giorno è azzurro,
Capisco che cosa intendevano: il suo occhio
Fermo e sdegnoso si fa beffe di qualsiasi idea
Di mutamento o evasione,
[...] Questo è forse il motivo
Per cui tolgono il silenziatore dalle loro Vespe,
Aprono la radio al massimo,
E il menomo santo può aspettarsi i mortaretti — frastuono
Inteso per esorcismo, un modo di dare
La baia alle Tre Sorelle: Può darsi che noi si sia mortali
Ma siamo ancora qui!
C’è stato un altro artista che invece quel rumore, quella vitalità, la stessa assenza di speranza, intesa, forse, come incapacità di programmare il futuro, le ha amate profondamente, fino alla fine: Eduard Bargheer (1901- 1979).
"Sopra tutto mi piacque il modo con cui parlava di Ischia, dell'Epomeo, delle cave e delle grotte, dei pescatori e dei pastori, e degli dei agresti, che dividono con loro il pane e si riposano all'ombra dei fichi; di quel mondo di poveri, di solitudine e d'incanto, dove la bizzarra capra è regina, e il mare e la terra sono pieni di presenze invisibili, mescolate di continuo alle più piccole vicende quotidiane.
Eravamo in piena guerra, e questo giovane tedesco pensava e parlava come se la ferocia, la divisione e l'assurda follia non esistessero e non lo toccassero: né si lagnava di quanto egli stesso ne avesse sofferto".
Detto dall’autore di uno dei più toccanti affreschi sulle miserrime condizioni di vita dei contadini del Sud, fa un certo effetto, ancor di più se si considera che, di quella povertà, lo stesso Bargheer fu partecipe e testimone, soprattutto nei primi anni del suo soggiorno a Forio. Ciò nonostante il vulcanico tedesco riuscì a stringere amicizia con i pescatori del vecchio molo borbonico di Forio, per i quali era semplicemente "Don Eduardo" e, ai quali, l’artista dedicherà molti dei suoi acquerelli.
Negli anni ‘50 invece si integrò sempre di più nella comunità locale, al punto da essere insignito della cittadinanza onoraria per l’enorme mole di opere che egli dedicò alle case, ai vicoli, ai monumenti, della sua Forio. Opere in cui traspare, tra l’altro, una vera e propria nuova fase del suo percorso artistico, con l’espressionismo degli inizi che si fonde con una maggiore attenzione ai colori, a quella luce mediterranea, inevitabilmente assente nelle realizzazioni precedenti.
In assoluto l’opera che più lega questo estroverso artista a Forio è il mosaico raffigurante S. Vito, patrono di Forio, che campeggia sulla facciata della basilica minore di S. Maria di Loreto. L’opera reca l'iscrizione "A DEVOZIONE DI EDUARDO BARGHEER 1972" e simboleggia l’ultimo e imperituro omaggio che questo artista, all’epoca già stabilmente rientrato in Germania, volle fare al paese delle Torri.