Nel 1959 Pier Paolo Pasolini (1922 - 1975) firmò per la rivista Successo un reportage dal titolo "La lunga strada di sabbia", resoconto di un viaggio in lungo e in largo per l’Italia, in quegli anni ancora sospesa tra le esigenze della modernità, dell’incipiente boom economico e il retaggio della vecchia tradizione rurale sopravvissuta alle macerie del dopoguerra. Lo scrittore friulano fece tappa anche a Ischia, soggiornando presso l’Albergo Savoia di Casamicciola Terme nel luglio di quello stesso anno.
"Sono felice. Era tanto che non potevo dirlo: e cos'è che mi dà questo intimo, preciso senso di gioia, di leggerezza? Niente. O quasi. Un silenzio meraviglioso è intorno a me: la camera del mio albergo, in cui mi trovo da cinque minuti, dà su un grosso monte, verde verde, qualche casa modesta, normale. Piove. Il rumore della pioggia si mescola con delle voci lontane, fitte, incalcolabili. La terrazzetta, davanti, è lucida di pioggia, e soffia un'aria fresca.
Il senso di pace, di avventura che mi dà l'essere in questo albergo nell'interno di Ischia, è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente. È un posto dove mi pare di essere sempre stato. Mi sembra il Friuli, la Carnia, l'Emilia. Solo ogni tanto qualche voce vicina mi ricorda che sono nel Sud. Mi aspetta qualcosa di stupendo: quello che si aspetta quando si è ragazzi, il primo giorno di villeggiatura, e si ha davanti un'estate eterna.
Come sono capitato qui? A pensarci, adesso che sono calato in questa pace domestica da soli pochi minuti, mi sembra di avere alle spalle un viaggio omerico.
Vorrei scriverne, se ne fossi capace, solo per quel lettore che non si è mai mosso dal suo paese, dalla sua cittadina, se non per brevi viaggi nella sua provincia, e sogna Capri, sogna Ischia, come li ho sognati io, ragazzo. Ma mi occorrerebbe un libro, perché non è successo niente: sono successe solo quelle cose che appartengono solo alla vita, e muoiono dopo cinque minuti". [...]
A questo primo affresco dell’isola fanno seguito degli appunti che, in qualche modo, costituirono poi la bozza dell’articolo che apparve sul periodico Il Successo:
Esco - pioggia solo porto in giro i miei due occhi. Solo, io e Ischia - io e migliaia ecc.
- (Porto d'Ischia)
- Michele (3000 lire) - Un'attrice della Warner Bros, "nun saccio 'o nome!" - Ischia è scoperta, ma fortunatamente gli ischitani ancora non lo sanno.
- Tavolata ragazzetti romani: tipi ecc. Ragazza: "Beviamo nello stesso bicchiere,... ormai?"
- Finale: 'o pullmàn, mannaggia 'o demonio! non arriva mai. Tipo cameriere: racconta comis ma demi-chef. Cacciato via: "voi non agite da galantuomini!" "'Nu poco 'e pesce" da mangiare e poi cacciato via.
- Scoperti dei coolies in vespa. Rientro: attesa del domani.
Si tratta di una testimonianza unica, e per il modo in cui il poeta, letterato, regista e sceneggiatore teatrale Pasolini descrive l’atmosfera dell’isola d’Ischia e, soprattutto, per l’opportunità di leggere retrospettivamente gli appunti a partire dai quali l’autore "costruiva" i suoi articoli. Tra l’altro, non si trattava della prima volta che Pasolini parlava di Ischia, avendo scritto egli, ancora giovanissimo, nel 1943, una bellissima recensione sul pittore ischitano Luigi De Angelis per la rivista bolognese Il Setaccio.
Una curiosità. Sèclier a proposito del suo viaggio sui passi di Pasolini (La longue route de sable, La lunga strada di sabbia, Edizioni Contrasto, Roma 2005), ha parlato di presagi incontrati lungo il cammino: una Fiat Millecento, uguale a quella utilizzata dallo scrittore per il suo reportage del 1959, che sbuca davanti al fotografo francese e alla sua troupe a Selva di Fasano, in Puglia; una foto incorniciata di Pasolini in un salone di barbiere a Cutro, il paese della provincia di Crotone che Pasolini definì "paese di banditi", rimediando una denuncia per diffamazione a mezzo stampa dal sindaco dell’epoca di questa località della costa ionica. A Ischia, Sèclier visita nel 2001 le rovine dell’Albergo Savoia, qualche anno dopo ristrutturato dalla proprietà del vicino Elma Park Hotel, ritrovando all’interno di una stanza al primo piano dell’edificio alcuni fogli con l’intestazione dell’albergo che, qualche anno dopo, scoprì essere uguali a quelli dove Pasolini aveva scritto le sue prime impressioni su Ischia.