Nell’architettura degli ambienti costieri del Mediterraneo si sono sempre realizzati nuovi volumi ad integrazione dei precedenti senza nessun ordine geometrico prestabilito, ma facendo salve alcune caratteristiche ben precise che esaltassero l’intima relazione con il preesistente. Su tutte, il rispetto e la valorizzazione degli spazi comuni, tanto all’interno delle abitazioni, quanto negli slarghi e le piazze presenti in ciascun borgo.
Chiaro che in ragione dell’orografia dei luoghi e non di meno delle possibilità economiche di ciascuno, lo spazio interno assuma di volta in volta la forma di un semplice pianerottolo, di un atrio preceduto da un androne, di un cortile più o meno ampio, ma resta la prescrizione implicita di uno spazio libero attorno a cui aggregare i vari ambienti. In questo modo l’addossamento di un fabbricato ad un altro, come anche le sopraelevazioni, lungi dal suggerire un’idea di disordine urbanistico, conferiscono storicità ai luoghi, come può facilmente notare da sè chiunque visiti gli antichi borghi marinari di Ischia Ponte e di Sant’Angelo, ma anche il centro storico di Forio o gli agglomerati rurali di Barano (Buonopane, Testaccio) e Serrara Fontana (Noia, Calimera).
Nel caso dell’isola d’Ischia l’aspetto storicamente più rilevante è che quest’architettura spontanea, comune per un verso anche agli agglomerati costieri di Procida e Capri, è però il risultato di specifiche tecniche edilizie, in particolar modo per quel che riguarda la realizzazione dei lastrici di copertura e i portali ad arco all’ingresso delle abitazioni.
Famosi i tetti a cupola ('a carusella) delle abitazioni ischitane, molto diffusi almeno fino agli anni’50 del ‘900, di cui oggi resta solo qualche “traccia visiva” (nelle case rurali rimaste intatte, soprattutto nella parte meridionale dell’isola) e "memoria storica” per la rievocazione folcloristica ("A vattut' e ll'astreche”, uno dei canti rituali della ‘ndrezzata), del complesso procedimento di battitura che ne era alla base.
Il perchè l’isola d’Ischia abbia sviluppato nei secoli sue proprie tecniche costruttive è presto detto: a differenza delle altre isole del Golfo di Napoli, la grande disponibilità di materiali di origine vulcanica - terreni sciolti, lapilli, pietre da taglio (su tutte il tufo verde) - ha consentito che si sviluppassero forme architettoniche e decorative “indigene”, pur sempre ispirate a criteri di economicità e essenzialità delle forme.
Il terremoto di Casamicciola del 1883, da un lato, e gli imperativi del turismo di massa, dall’altro, hanno in parte alterato l’identità urbanistica dei luoghi. Resta il fatto che chiunque sia realmente interessato a comprendere forme e decorazioni dell’architettura mediterranea non può fare a meno di visitare Ischia per trovare le risposte che cerca.