La Chiesa dell’Addolarata, alla fine di Via Pontano, da sempre viene considerata dai residenti del comune di Ischia il punto di confine tra Ischia Porto e Ischia Ponte. Pare che una volta quel confine condizionasse anche la scelta della donna da maritare, dal momento che gli abitanti di Ischia Porto non dovevano mescolarsi a quelli del "Borgo di Celsa" e viceversa.
Folclore a parte, è vero che le due frazioni principali di Ischia sono sempre state assai diverse l’una dall’altra. Per averne contezza, basta infilarsi nel dedalo di stradine strette tutt’attorno la Spiaggia dei Pescatori, il lido dove ancora oggi i pescatori tirano su i loro gozzi quando il mare non consente di uscire, e dove le donne stendono il bucato in bella vista proprio sulla spiaggia.
La "Mandra", questo il "topos" con cui è conosciuta la località, è il compendio perfetto dell’architettura mediterranea, di quella particolare e armonica alternanza tra le case basse e bianche dei pescatori con i palazzi nobiliari. Come Palazzo Villari, dimora dei vecchi proprietari di un pezzo importante delle pinete di Ischia, negli anni ‘80 acquisite al patrimonio comunale per preservarne la "mission" di polmone verde cittadino a disposizione di turisti e residenti.
Non bisogna lasciarsi suggestionare dai nomi delle strade: "traversa Philippe Champault", lo storico francese che agli inizi del ‘900 sostenne che i Fenici (o Feaci) avessero colonizzato Ischia prima di Calcidiesi ed Eretriesi; oppure "Piazzetta Alfred Rittmann", il geologo svizzero che per primo avanzò la teoria dell’horst per spiegare la natura vulcanica di Ischia. Non ci si deve impressionare perché, a dispetto dei nomi altisonanti, lo stile di vita del borgo è rimasto frugale, pressoché identico a quello celebrato dallo scrittore Erri De Luca, nel suo "I pesci non chiudono gli occhi" edito da Feltrinelli (2011):
"Scendevo alla spiaggia dei pescatori, stavo i pomeriggi a guardare le mosse delle barche. Con il permesso di mamma potevo andare su una di quelle, lunghe, coi remi grossi come alberi giovani. A bordo facevo quasi niente, il pescatore si faceva aiutare in qualche mossa e mi aveva insegnato a muovere i remi, grandi il doppio di me, stando in piedi e spingendo il mio peso su di loro a braccia tese e in croce. [...] Al pescatore serviva in qualche momento la mia piccola forza ai remi. Non mi faceva accostare agli ami, alle lunghe lenze col piombo di profondità. Erano attrezzi di lavoro e stavano male in mano ai bambini. In terraferma, a Napoli, invece stavano eccome i ferri e le ore di lavoro sui bambini. Mi faceva gettare l’ancora. Avevo raggiunto i dieci anni. [...] L’infanzia smette ufficialmente quando si aggiunge il primo zero agli anni. Smette ma non succede niente, si sta dentro lo stesso corpo di marmocchio inceppato delle altre estati, rimescolato dentro e fermo fuori".
La vita, con lo sfondo del Castello Aragonese, scorre in altro modo rispetto alla città, e qui sta il segreto, la magia di una località come la Mandra. Per questo il turismo ha fatto della Mandra una delle zone più "in" dell’isola d’ischia, "sede" di alcuni tra gli alberghi più rinomati dell’isola come l’Hotel Punta Molino, vicino all’ex carcere, oppure il Miramare e Castello e l'Hotel Mare Blu.
Insomma, la Mandra è uno dei "luoghi dell’anima" di Ischia, testimonianza architettonica, urbanistica ed esistenziale di quella "minoranza intensa" di pescatori che abitavano e abitano nei pressi di Ischia Ponte, l’antico "Borgo di Celsa".