"In mezzo ad uno spianato, ove principia il caseggiato del paese, dalla parte meridionale, s’innalza il tempio di San Vito - Chiesa Madre del Comune di Forio". Così lo storico locale Giuseppe D’Ascia (1822-1889), autore della monumentale "Storia dell’isola d’Ischia" (1864), comincia la descrizione della chiesa del Santo patrono di Forio.
C’è però un altro Giuseppe, il cui nome è indissolubilmente legato alla Chiesa Madre di San Vito. Si tratta di Giuseppe Sammartino (1720-1793), l’autore del "Cristo velato", scultura in marmo conservata nella cappella Sansevero a Napoli, addirittura considerata uno dei maggiori capolavori scultorei del mondo. Sanmartino è anche l’autore del bozzetto della statua di San Vito, commissionata nell’aprile del 1786 dall’allora Sindaco di Forio e consegnata, tutta in argento e rame dorato, il 21 marzo dell’anno successivo (1787).
È ancora D’Ascia a informarci della committenza, pure con il rendiconto delle spese sostenute. Sappiamo così che al grande scultore napoletano furono versati 150 ducati e che per l’intera statua ne furono spesi addirittura 2848. Una cifra enorme, che però testimonia la grande devozione popolare dei foriani per uno dei santi più importanti della tradizione martirologica cristiana, protettore degli epilettici e degli ipovedenti.
Basterebbero solo questi fatti a spiegare l’importanza storica della chiesa di San Vito. Ma non è tutto. Quella di San Vito infatti, non solo è la chiesa più importante, ma pure la più antica di Forio. I primi documenti che ne attestano l’esistenza risalgono ai primi del XIV secolo, in un’epoca in cui l’intero centro abitato corrispondeva grosso modo alla campagna attorno all’edificio. Soltanto nel XV secolo la comunità locale cominciò a estendersi verso il mare, attorno l’altra Basilica Pontificia di Forio, la Chiesa di Santa Maria di Loreto.